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Immagine del redattoreStefano Germano

Rifugio Vallaccia - Val di Fassa.

Aggiornamento: 25 nov

Un rifugio per tutte le stagioni, in Val di Fassa.


 

Una delle particolarità del Rifugio Vallaccia è quella di quel perfetto rifugio in alta quota e solitario aperto anche durante l’Inverno. Questo ovviamente seguendo un calendario ben specifico e che non toglie minimamente la bellezza del luogo che lo ospita e la magia della stagione bianca. Ora questa magia rimane temporaneamente in bilico in quel periodo di transizione, dove chiusa la stagione estiva il rifugio rimane in attesa di aprire nuovamente i battenti con l’inizio della stagione invernale.



 

In Val San Nicolò


L’Autunno porta fermento di uomini e macchine lungo la Val San Nicolò. Chi per gli allestimenti invernali e chi per una fase in cui il periodo di disboscamento lascia poco spazio di tempo prima dell’avvento della neve e dell’apertura della nuova stagione bianca. Un susseguirsi di mezzi pesanti che con tutta calma percorrono la lunga stradina asfaltata che dal centro abitato di Pozza di Fassa sale in direzione di Baita alle Cascate, punto terminale della valle stessa. Momento del tutto favorevole per questo fermento momentaneo vista anche la chiusura di stagione della baita stessa come di Baita Ciampie e Malga Crocifisso, tra le strutture turistiche principali aperte unicamente durante i periodi di alta stagione. 



La chiesa del Crocifisso lungo la Val San Nicolò


 

In Val Monzoni


È un passaggio veloce il mio lungo la valle. Giusto il tempo per raggiungere Malga Crocifisso per abbandonare la San Nicolò stessa e iniziare una piacevole salita lungo la Val Monzoni. È il sentiero 603, inizialmente sull’asfalto per poi dare libero spazio allo sterrato e a una interessante strada forestale. Un cammino boschivo con dei bellissimi spunti panoramici verso quei versanti della San Nicolò opposti alla Val Monzoni. Panorami intensi e molto particolari, decisamente resi vivi dal sole che già splende verso quelle montagne dove l’occhio cade su di un particolare che non può passare inosservato. Punta Penia, la vetta maggiore della Marmolada con quella sua bianca copertura di una neve che sembra quasi eterna.



Dal sentiero vista verso il Catinaccio d'Antermoia


Un leggero spunto certo, ma quello più intenso e carico di grande carisma dettato dalla sommità maggiore di questa imponente roccia. Oltre a queste mie osservazioni tutto si racchiude nella fitta boscaglia che risale l’intera Val Monzoni e giungere così in Malga Monzoni e il suo ampio alpeggio a 1820m. Ricordo questa malga durante un mio passaggio nell’Estate 2023, quando il mio Trekking guardava verso i versanti maggiori in direzione del Rifugio Taramelli (2040m) e il più in quota Rifugio Passo delle Selle (2528m), in direzione del Passo San Pellegrino (1800m). Ricordo con grande piacere quei momenti di pausa in malga, con caffè e torta indimenticabili e la libertà di mucche e cavalli liberi all’interno di quel loro meravigliosa pascolo.




In Malga Monzoni (Munciogn) - 1820m








Un ricordo che sfuma per una parte e che lascia un leggero dispiacere. Un dispiacere che provo dopo aver scoperto che Malga Monzoni è rimasta chiusa per tutta l’Estate 2024. Una chiusura dettata dalla mancanza di una nuova gestione dopo che il 2023 è stata l’ultima stagione per la storica gestione, e che di conseguenza non ha più trovato un seguito alla guida di questa struttura. Visto il periodo autunnale ero inizialmente consapevole della sua chiusura, ma con grande sorpresa, e ribadisco dispiacere, vengo a conoscenza di questa Estate appena passata e con questa malga chiusa. E qui la memoria gioca un ruolo importante. Sebbene passato appena un anno da quel mio passaggio rimane viva l’atmosfera che si respirava quassù, dove la bella stagione e un alpeggio indimenticabile segnava più che un semplice passaggio.






Mandra de Sèn Nicolò


Metto così da parte questo lato ricco di bei ricordi. Non viene a meno una piccola pausa seduto comodamente su queste panche esterne, dove un piccolo istante di raccoglimento verso la piccola chiesetta presente è un rito che almeno da parte mia non viene mai a mancare. Ora mi trovo nel “cuore” del Monzoni (Munciogn in lingua locale). Un ampio pianoro che dopo aver lasciato la malga ritrova nuovamente i boschi per quel primo tratto che con grande “tenacia” sale in direzione del Gardecia e la Mandra de Sèn Nicolò. Inizialmente un’impennata di quelle che mettono grande impegno a quel mio respiro che ora assorbe un’aria molto fresca e dettata da un cielo leggermente velato.









Una giornata che trova un cielo opaco, quasi timido. Una leggera velatura dove il sole trova con grande fatica modo d’illuminare questa bellissima vallata che ora guarda verso la lunga spinale montuosa del Monzoni. Quei stessi versanti che nel loro lato opposto guardano direttamente verso la lunga valle del Passo San Pellegrino. Questa opacità da vita a colori di stagione un po particolari, quasi a voler dare forma a quelle sfumature che prendono maggior vigore con questa che io considero una “strana” esposizione di luce. Tutto questo clima del tutto naturale crea una perfetta alchimia all’interno di questi boschi. Colori e sfumature che arricchiscono di fascino alcune piccole e solitarie baite che quassù vivono la vita più bella e sicuramente più gratificante.







Una di queste mi colpisce in modo del tutto naturale. È leggermente più a valle rispetto alle “sorelle” che invece si trovano lungo questo tratto di sentiero. Seminascosta da una fitta vegetazione e dolcemente agiata su un piccolo prato che la Natura stessa mantiene ben tenuto e in ordine. È una baita che in questo preciso istante definisco quella perfetta per i miei sogni che guardano per l’ennesima volta verso a quella fantastica esperienza in cui dedicare il proprio tempo a momenti di “eterna” solitudine. Rimango così assorto da questa sua semplicità, da questa sua bellezza dettata da una perfetta cura di ogni suo particolare da parte di chi ne è il fortunato proprietario.  








 

Rifugio Vallaccia – 2275m


Boschi che man mano si sale si diradano sempre di più arrivando finalmente in quel tratto ripido e finale dove finalmente gli occhi guardano verso le possenti pareti rocciose del Sasso delle Undici (Sas da le Undesc – 2551m) dove alla sua base trova pace il Rifugio Vallaccia in quei suoi 2275m di quota finale. La mia meta per oggi è raggiunta, in un orario che scocca perfettamente con mezzogiorno e quel pranzo a sacco che ora trova spazio su di un rifugio che per ora rimane tutto mio. Una “casa” che ha chiuso i battenti stagionali da una sola settimana e quella sensazione di percepire quei profumi e quell’accoglienza degni di un luogo come questo.



Rifugio Vallaccia - 2275m


Un rifugio per ora da condividere con altre persone, dove la presenza di una coppia di escursionisti è l’occasione perfetta per quel panino e quelle quattro chiacchiere in bella compagnia. Tutto prosegue nella semplicità assoluta, nel silenzio e in quella dimensione dove la pace è assoluta. Ovviamente tutto gira all’interno di un periodo dove le quote maggiori vengono quasi dimenticate anche da quella fascia di turismo di media quantità. Con il rifugio chiuso poi questa “dimenticanza” diviene ancora maggiore e solo il libero volo di alcuni gracchi rende così merito a questa mia “insaziabile” ricerca della libertà.


 Il rifugio si posiziona su di un piccolo e affascinante pianoro con una meravigliosa panoramica che guarda verso tutto ciò che mi sono lasciato alle spalle durante questa salita. Unica eccezione vale per Malga Monzoni, più a valle e ora completamente nascosta dai boschi della Mandra. Da quassù, da questa sua terrazza panoramica, l’intera spinale del Monzoni che da Sforcela de Valacia (2480m) si allunga verso i versanti dello Spiz de Malinvern (2627m) in un susseguirsi di piccole forcelle e vette appuntite che trovano fine al Pas de le Sele e la vetta del Lastè (2590m). Ai piedi di tutto questo la Mandra de Sèn Nicolò e il Rifugio Taramelli che ben si nota sebbene leggermente nascosto dai boschi circostanti.









Il Sasso delle Undici rimane però la cima montuosa di maggiore rilevanza e che sembra assumere la parte di un eterno protettore del rifugio stesso. Un bel sentiero gira attorno al Vallaccia accompagnandomi con grande spensieratezza verso alcune spalle erbose e trovare così nuovi punti di vista che seguono sempre il corso della lunga catena del Monzoni. Ampi spazi dove la quota raggiunta tiene lontano i boschi, leggermente più a valle e ponendomi così il meglio da osservare. La coppia di escursionisti ha già intrapreso la via del ritorno da un po di tempo, mentre io, calcolando per bene le ore di luce ancora disponibili, ne approfitto per immergermi in modo definitivo in questo mio Paradiso accompagnato unicamente dal silenzio che per oggi è il mio compagno di viaggio più desiderato.   





Il rientro ripercorre lo stesso cammino di salita. Tutto però assume per l’ennesima volta quell’aspetto del tutto diverso rispetto alle ore precedenti. Il mio guardare con occhi sempre nuovi anche ciò che è già stato mi conduce all’interno di un viaggio che in una sola giornata autunnale sembra non finire mai. Mi dispiace per Malga Monzoni, in un dispiacere che si avvicina a quella speranza di poterla ritrovare nuovamente “viva” per quella che sarà magari la prossima Estate.








Stefano





1 Comment

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Marco
Dec 02
Rated 5 out of 5 stars.

Bellissime location, condivido i tuoi pensieri sulla montagna, che in questi ultimi anni purtroppo Val di Fassa e non solo, sono diventate un po troppo turistiche.

Complimenti per i tuoi video Stefano che seguo sempre con grande gioia😀

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