Tutta la bellezza del Catinaccio Rosengarten.
Prende il nome dal "Giardino delle Rose", quel giardino tanto decantato dalla leggenda di Re Laurino. Il Rosengarten, lunga e massiccia spinale di bianca roccia di Dolomia che si divide tra la Val di Fassa (Trentino) e la Val d'Ega (Alto Adige). Due punti differenti con due diverse prospettive, ed è dal versante della Val di Fassa che prende vita questo sentiero che dai prati di Prà Martin raggiunge il Col de Ciampac.
Mi sono innamorato di questo luogo tantissimi anni fa, quando da escursionista "in erba" muovevo i miei primi passi lungo questi meravigliosi sentieri della Val di Fassa. Ritornare quassù è come dare vita a tanti ricordi vissuti con persone che poi nel tempo hanno preso strade diverse. Ma questa mia nuova strada ora guarda con quella fiducia necessaria per rendere la mia vita sempre più libera e desiderosa di conoscenza.
Baita Prà Martin è il punto di partenza di questo mio cammino: il Vial de la Feide, che da Ciampedie scorre lungo un sentiero facile e leggermente ondulato. Distese prative che guardano verso i boschi della Val de Vaiolet, verso orizzonti che guardano nei versanti maggiori di questa valle dove l'Antermoia e le Torri del Vajolet sembrano quasi a portata di mano. Una struttura ricettiva, l'ultima prima di addentrarmi nel cuore di questa via.
Il Vial de la Feide
La baita è solo un punto di riferimento. Da questo suo punto panoramico prende così vita il Vial de la Feide, tra boschi incantati e piccoli prati colorati da fioriture illuminate da questo mio meraviglioso sole estivo. La Val de Vaiolet mi offre i suoi ultimi punti di vista, prima di lasciare definitivamente spazio a un mondo roccioso completamente nuovo. Il Pian de Sot Albe è un ampio "corridoio" naturale che rimane così in quota, dove la Val di Fassa entra definitivamente all'interno di questo cammino.
In quota certo, perchè questi 2300m di media ora mi riservano due settori geologici completamente diversi. Se da una parte tengo la Val di Fassa come un punto ben definito, dall'altra, verso monte, la lunga cresta rocciosa de le Zigolade (2579m) e delle Pale Rabiouse (Pale Rabbiose - 2540m) disegnano la prospettiva minore di ciò che il Catinaccio mi riserva e che con grande piacere assaporo un passo dopo l'altro. Il cammino è piacevole, rilassante. Una giornata perfetta dove il sole e il cielo azzurro danno vita a prospettive meravigliose.
Vaste distese prative che si confondono con grandi massi di roccia. Passaggi che guardano verso valle, verso gole di Dolomia frastagliata e che guardano direttamente verso il Vaiolon e l'alpeggio di Malga Vael che troverò nel pomeriggio, in fase di rientro. Un piccolo "assaggio" che più a valle mi attende, con quell'inconfondibile tintinnio di campane che già presagiscono uno dei pascoli più belli dell'intero gruppo montuoso.
Questo mi carica di energia vitale, di voglia e di quel desiderio in cui da sempre l'alpeggio, il pascolo estivo, riesce a trasmettermi e a valorizzare questi territori naturali. Ma a ogni cosa il suo tempo, la sua giusta prospettiva. La Gran Buia de Vael unisce a se due importanti punti di cammino. Una grande esposizione franosa che dal Passo delle Coronelle scende in direzione del mio sentiero, dando così vita a un grande anfiteatro roccioso che raccoglie a se, come un immenso abbraccio, un susseguirsi di vette e torrioni.
Una tabella escursionistica funge da "crocevia" all'interno di questo luogo così meraviglioso. Un punto di ritrovo che unisce a se gruppi di escursionisti che dal mio stesso sentiero di cammino scendono dai versanti maggiori, come il Passo delle Zigolade (2550m) che porta fino quaggiù avventurosi provenienti dal Ciamp, dal Rifugio Gardeccia e Stella Alpina (1950m) dopo un lungo e impegnativo dislivello di cammino.
Un momento di importante condivisione, dove confrontarsi con persone del tutto sconosciute per quei scambi di vedute e di informazioni riguardanti tutto ciò che ci lasciamo alle spalle. Informazioni importanti, punti di riferimento che arrivano direttamente da chi ha appena visto con i propri occhi ciò che in futuro potrebbe essere una mia nuova via di cammino, una nuova idea per guardare tutto questo da prospettive sempre diverse.
L'avvicinamento al rifugio si sente, è portato da quella stessa aria che da valle risale questi crinali prativi dove delle grandi fioriture colorate danno così vita a nuove emozioni. Emozioni vere, dove il silenzio si abbraccia perfettamente con questa Natura così lontana dalla nostra quotidianità.
Rifugio Roda de Vael - 2283m
Un nuovo "profumo" prende così vita. L'aria silenziosa si mescola con quella di una cucina in trepida attività. Il sentiero pianeggiante scorre dolcemente seguendo una perfetta linea che guarda verso valle. Verso il Vaiolon, da nuove prospettive ma con quell'inconfondibile tintinnio dei pascoli alle quote inferiori. Mi appare così, improvvisamente su quel suo crinale roccioso ai piedi del Col de Ciampac e di Baita Pederiva, eterna compagna del grande rifugio. Un binomio perfetto, dove potersi sedere comodamente per il pranzo di metà giornata.
Viene considerato come uno dei rifugi più belli dell'intera Val di Fassa. E come dargli torto. Dopotutto la sua posizione richiede impegno e diverse ore di cammino, dando così vita a un luogo lontano dai centri abitati e con la caratteristica di mantenere integra quella "tradizione" in cui il "vero rifugio di montagna" deve pur sempre mantenere un largo margine dalla civiltà. Le giuste distanze.
E' un pensiero personale certo, ma per me è una delle regole fondamentali di tutto ciò che rientra perfettamente nel vero senso dell'escursionismo.
L'utile e il dilettevole: due parole dal significato vero. Le ore di cammino che si mescolano con la calda giornata, portano quella necessità in cui bisogna sempre "recuperare". Un lauto pasto (l'utile) al rifugio per ricaricare per bene le batterie per poi dedicare ampi spazi di tempo (il dilettevole) a tutto ciò che ora mi circonda. Il rifugio è un luogo di ritrovo, di aggregazione e di tutto ciò che diviene utile per noi stessi. Ma tutto non si ferma a questo, perchè il rifugio è anche un luogo naturale tutto da scoprire.
Col de Ciampac - 2316m
Una punta rocciosa che sale di poche decine di metri dal rifugio e la piccola baita. Un punto panoramico di tutto rispetto, ma che chiede un minimo di attenzione nella sua parte finale. Salirci in vetta è questione di pochi minuti, sufficienti per dare così vita a un punto panoramico che dal rifugio stesso guarda verso valle. Sembra di essere al cospetto di un "faro" direzionale, che racchiude a se il lontano Sella, la Marmolada, le Pale di San Martino per poi dare così vita a buona parte della catena del Lagorai.
Ma tutto questo è solo una piccola parte di ciò che riesco a vedere...
La vista è stupenda se penso che tutto questo parte dalle ennesime distese prative che dai boschi del Larje e del Prà Prè guardano verso la rigogliosa Val di Fassa. Una "piccola" parte certo, dove ciò che per esperienza non torna richiede l'utilizzo di una buona mappa dettagliata e carpire così tutta la meraviglia che disegna questo mio orizzonte. Il cielo azzurro, l'aria limpida e la totale assenza di foschia disegnano perfettamente nella mia mente ogni singola cresta, vetta e criniera rocciosa lontana da me.
Rosengarten, il giardino di Re Laurino. E da questa prospettiva non poteva essere diversamente. In tutto questo la Natura che mi circonda mi permette di "creare" il mio giardino, quello che ai piedi della Cresta de Masarè trova ampi spazi verdi per dare così vita a questo angolo colorato dalle creature più belle.
Devo solo muovermi con attenzione per evitare così di calpestare ciò che la stessa Natura ha amorevolmente creato, per prendermi così tutti gli spazi necessari per mettere a confronto la delicatezza di queste fioriture con la durezza e il lato selvaggio delle vette rocciose che ora ne fanno la cornice perfetta.
Dal Col de Ciampac alla Cresta del Masarè, per guardare in lontananza il Mugogn e quella lunga spinale di roccia che mi ha accolto in fase di avvicinamento. Tutto questo guardando con occhi colorati di forti emozioni, che prendono vita da questi verdi tappeti erbosi che con dolcezza ed eleganza si colorano di "vita".
Ma le sorprese non si fermano a tutto questo. Se la Stella Alpina diviene sempre più rara da trovare, il destino mi porta a osservare un punto ben preciso e nascosto da una piccola spalla di roccia. Eccole, nascoste come Natura giustamente comanda e al cospetto di un sole che le rende magnifiche. Una piccola e tenera comunità...
Un regalo immenso, quasi a presagire la bellezza di questa giornata che ancora tante cose mi riserva.
Lasciare un rifugio è sempre un piccolo dispiacere. Ti allontana da un luogo sicuro e che nella sua umiltà ha saputo accoglierti e rifocillarti a dovere. Ma la Natura guarda verso nuove prospettive, nuovi luoghi e territori che ora prendono vita all'interno di un contesto completamente diverso. L'alpeggio, quello vero e che ogni Estate scaturisce la bellezza di questi altipiani, di queste ampie distese prative che nella mia fantasia simboleggiano alla perfezione la "libertà".
L'alpeggio di Malga Vael - 2028m
Il sentiero 545 scende rapidamente lasciando il Col de Ciampac quasi nell'immediato. Una ripida discesa facilitata da alcune scalinate in legno per evitare così spiacevoli scivolamenti su questa sua roccia così friabile e franosa. Lascio il rifugio con quell'ultimo sguardo che trasmette un po di malinconia. Lui rimane lassù, su quel suo meraviglioso pianoro, su quella sua bellissima terrazza naturale che da decenni ormai lo custodisce come un fraterno amico.
Attimi che meritano di essere vissuti. Attimi che mi mettono nuovamente a confronto con un luogo fraterno e con tutte le comodità del caso. Un punto di vista che per l'ennesima volta mi dà quella sensazione di "eterno", che per ora rimane vivo dalla presenza stagionale di tanti escursionisti, ma che durante l'Autunno, e soprattutto in Inverno, rimarrà solitario e lontano dal mondo intero. Immagini queste che riscaldano il cuore...
Il Vaiolon ora prende vita. Se dapprima le alte quote davano una prospettiva particolare, ora camminare lungo questo alpeggio estivo è quella parte di una torta che adoro gustare un passo dopo l'altro. Malga Vael si trova leggermente più a valle dall'alpeggio. Quei dieci minuti di distanza per un meritato caffè pomeridiano, ma che per ora rimane in aspettativa per un frangente di tempo da dedicare unicamente a ciò che per me riporta nuovamente in vita quella mia tanto e ricercata libertà.
Il vento soffia salendo di tutta forza dalla valle. L'erba e i colorati fiori seguono quel ritmo dettato da questo elemento disegnando nella mia mente una perfetta danza. Le mucche maculate rimangono tranquille e assorte da questo ambiente, dove le sole campane che tengono al collo in questo frangente testimoniano ciò che l'uomo ha aggiunto di suo.
Bellissima immagine che dal Vaiolon sale direttamente in quota verso quei frangenti maggiori che nelle ore precedenti mi hanno visto muovermi, ma soprattutto tenuto lontano dalla civiltà e dalla quotidianità. Tutto questo in un angolo di alta montagna che non solo rispecchia alla perfezione l'Estate, ma che porta con se tanta pace...
La solitudine assoluta, quella voluta e da me da sempre ricercata. Fosse sempre così mi riterrei tranquillamente come l'unico sopravvissuto sulla terra, ma tutto questo potrebbe essere visto come una leggera forma di narcisismo senza senso. Il mondo è grande, come lo spazio giustamente deve essere condiviso da tutti.
Una piccola magia, un alchimia che leggermente viene portata via dal vento nel preciso istante in cui raggiungo Malga Vael dove ritrovo nuovamente quel movimento pacifico dettato da decine di escursionisti. Il mio caffè, quei miei momenti in cui scoprire cose nuove come uno dei rari pollai presenti nelle quote maggiori e la tranquillità di questa malga.
La tranquillità certo. Quel senso di pace che rimane al mio fianco lungo questa strada forestale che guarda in direzione di Vigo di Fassa, atto conclusivo di questa mia giornata indimenticabile. Una strada che preferisco evitare per approfittare di quel sentiero boschivo che scende attraverso i boschi del Pian de le Laste e che mi porge il suo saluto tra ampi e verdi spazi dove i colori della Natura non mancano mai.
Raggiungo così nuovamente la civiltà. Una civiltà decisamente più rumorosa e caotica rispetto a tutto ciò che mi lascio dietro, nelle quote maggiori. E' un cammino, o un anello, meraviglioso che ai rifugi Ciampedie e Negritella vede l'arrivo della Funivia del Catinaccio e che in Malga Prà Martin conosce l'unica civiltà possibile: quella civiltà dettata da regole basilari, dove solo la Natura ne ha il potere decisionale.
Stefano
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