La Val de Dona il il suo splendido rifugio, ai piedi dell'Antermoia.
Il tempo porta con se tanti ricordi, ricordi raccontati da un sentiero che ora guardo sotto una prospettiva completamente diversa. Questi colori in un periodo autunnale che ritengo fortunato. Fortunato per quell’energia carica di positività che porto con me dà un certo periodo e per giornate di sole meravigliose dove il mio cielo e questa esplosione di colori mi regalano momenti unici. Tutto questo grazie a un periodo lontano dal turismo di massa dove il silenzio e la solitudine si fanno maggiormente sentire.
Fontanazzo di Sotto – 1397m
Un piccolo centro abitato, una piccola frazione di Campitello di Fassa che si trova verso il versante maggiore della Val di Fassa. Torno quassù, in questa che oramai identifico come la “mia” valle con quei giusti propositi che vedono per un certo periodo quell’occasione in cui concedersi delle pause e momenti da dedicare unicamente a me stesso. È proprio da Fontanazzo di Sotto che lascio la mia prima traccia verso un luogo che alle quote maggiori mi piace definire come il confine con il cielo. Parto da qui, da questa piccola comunità che per ora è solo intenta a quei lavori fuori stagione, dove dopo l’Estate si pensa già a quell’imminente Inverno e a tutto ciò che ne consegue dal punto di vista turistico.
Un sentiero che sale attraverso i boschi ai piedi del Ponjin (2283m), una di quelle vette che più a monte già preludono il punto significante di questa mia giornata. Tutto viene ben nascosto da questa fitta e alta vegetazione. Di tanto in tanto qualche punto di vista verso valle dove qualche volo di elicottero e qualche cantiere aperto, attualmente sono gli unici “segnali” di civiltà all’interno di questa mia dimensione. Ma questo è ben accettabile. È un periodo di transizione, un periodo che vede giustamente lavori di manutenzione generale a strade e a quei cantieri provvisori dediti all’allestimento invernale dei vicini impianti lungo la valle.
Tutto viene assorbito unicamente da quel confronto che con grande entusiasmo ricerco all’interno di questa mia Natura. È questione di una decina di minuti per uscire temporaneamente dal bosco e giungere nei pressi di un rigoglioso e ancora verde prato. È una piccola area turistica che improvvisamente si apre al primo sole che finalmente spunta dalle cime dei versanti maggiori. Baita Barcia Veja è una piccola struttura turistica con quel suo giardino e quei suoi spazi dedicati all’ospitalità turistica. Una piccola e dolce baita che ora inviterebbe quel caffè d’inizio giornata e riscaldarmi da questo freddo di primo mattino. Tutto però è da rinviare a data da destinarsi. È terminata anche per lei una lunga stagione e per ora se ne rimane chiusa e in pace tra questa sua cornice boschiva.
Il freddo certo, è la prima volta che lo percepisco. Ma è questione di quei attimi necessari al sole di superare i versanti maggiori, illuminare questa mia piccola baita e trasmettermi quel dolce tepore. Rimango li seduto, per quei minuti necessari a godermi questo piacevole calore. Il sentiero 577, tratto della Via Alpina, si compone unicamente di un ampia strada forestale che solo per un breve tratto, dopo Barcia Veja, ispira maggiormente il puro sentiero di montagna. Un bivio che mi collega a una via di cammino secondaria che salendo direttamente dalla località di Mazzin si unisce in un unica via di cammino.
Da qui il tratto più impegnativo dell’intero cammino. La forestale si impenna quasi nell’immediato su ampi lastroni di cemento per facilitare l’accesso ai mezzi autorizzati, mezzi propri di chi è proprietario delle baite lungo la Val de Dona. Una facile alternativa si trova dopo qualche centinaio di metri, dove sulla destra una tabella non escursionistica indica una via di salita diversiva. Un percorso “easy” che si allunga leggermente rispetto alla forestale interna ma che sicuramente rende meno impegnativa la salita. È così che faccio, facendo memoria di quell’Estate 2023 in cui salii verso l’Antermoia seguendo questa stessa via di cammino.
ll Bus de la Giacia
È qui che per una bella mezz’ora ritorno al puro sentiero di montagna. Una serpentina che segue il corso del Ponjin e delle sue boschive pareti per giungere così a quella scala in legno che racchiude un piccolo segreto tutto da scoprire. Una piccola Madonnina chiusa all’interno di una teca trasparente, posta alla base di una stretta galleria che nel buio scende nelle profondità della roccia. Il Bus de la Giacia, oltre che alla sua semplice bellezza racchiude a sè la particolarità di una forte corrente d’aria che salendo dalla sua stretta galleria trova così la sua libertà. Un “onda” di aria fresca che assume un aspetto maggiore durante l’Estate dove, confrontandosi con il caldo di stagione, si percepisce maggiormente il piacere refrigerante di questo effetto così straordinario offerto dalla Natura.
Ciò che da sempre affascina la mia montagna è ciò che ancora oggi riesce a raccontare. La storia, la cultura e le abitudini di una montagna di una volta. Tutto questo legato non solo ai paesi e alle tradizioni che ancora oggi in determinati periodo vengono portati in vita, ma soprattutto ciò che gli alpeggi in alta quota per me rappresentano la vera storia, cultura e tradizione di una montagna antica. La Val de Dona è spunto naturale di questo mio punto di vista, di questo pensiero che da sempre mi accompagna con quel forte desiderio di osservare ciò che io ritengo la massima espressione di quella montagna che tanto amo.
Una di queste si affaccia verso la Val di Fassa. Leggermente nascosta dalla mia via di cammino ma che si apre verso uno scenario meraviglioso. La baita dei sogni, quella che vorresti tutta tua e da vivere in ogni istante indipendentemente dalla stagione. Quella perfetta in un luogo altrettanto perfetto, sebbene nelle vicinanze di un sentiero ma che comunque da l’impressione di rimanere lontana da ogni possibile curiosità. Mi avvicino, la osservo mantenendo quella giusta distanza da non invadere la privacy di nulla e nessuno. Una distanza che però mi permette di osservarne ogni minimo particolare, con quella cura così attenta da rendere fiabesco questo luogo che per me, per ora, rimarrà solo un sogno eterno.
La Val de Dona – 2100m
É solo l’anticipo di ciò che mi aspetta, di ciò che cerco veramente. Un ultimo “strappino” di questa lunga salita. Quell’ultima parte così impegnativa da trovare nuovamente un’ampia lastra di cemento per agevolare meglio questa parte finale ed entrare così all’interno del mio ennesimo Paradiso. Si apre così la Val de Dona, su di un magnifico fermo immagine dove le prime “vere” baite di alta montagna mi danno così il loro benvenuto. Ora i boschi si diradano quasi nell’immediato lasciando spazio aperto a questa lussureggiante e autunnale valle dai mille sogni. Tutto ciò che fino a poche ore fa guardava alla civiltà si tramuta nell’immediato in un sogno reale dove la terra si congiunge perfettamente con il cielo.
Una linea così perfetta da unire la terra stessa e questo cielo di due differenti colori: quel rossastro colore di stagione e la limpidezza di un cielo azzurro incomparabile con altre stagioni dell’anno. Ora posso ben definire il mio punto di arrivo, quel perfetto luogo in cui il Rifugio Dona diviene una dimora per l’eternità. Aperto unicamente durante la stagione estiva, ora il rifugio e l’intera valle diviene tutta mia. Un sentiero taglia in due parti questo luogo, una via di cammino che identifica la Val de Dona come l’accesso al vicino Antermoia e al successivo Catinaccio. Il rifugio è il cuore pulsante di tutto questo, come le baite vicine e quelle più lontane che con grande dolcezza su allungano in tutta la valle.
Il Rifugio Dona - 2100m
Baite, fienili e piccole strutture che hanno un suo senso all’interno di questo ennesimo Paradiso. La maggior parte si tratta di strutture private, vissute dai rispettivi proprietari solo a uso personale, che sia durante l’Estate che come ora. In un paio di loro il camino fumante dimostra la presenza di altre persone, un unico riferimento che evidenzia la mia non totale solitudine. Un riferimento che non toglie minimamente spazio a questo silenzio quasi eterno, e che, se non fosse per quelle stufe accese, nemmeno identificherebbe la presenza di altri esseri umani.
La mia memoria mi riporta a quell’Estate di due anni fa, quando di passaggio verso l’Antermoia il Rifugio Dona divenne un momento tutto mio e da gustare. Quella indimenticabile fetta di torta accompagnata da un caffè che profumava di un’altra vita, di un altro mondo. Momenti condivisi con la cortesia dei gestori e con quello scambio di pensieri e informazioni che quassù ti fanno sentire partecipe di un mondo che per l’ennesima volta si dimostra “lontano” dalla quotidianità di oggi. Quanti ricordi ora riaffiorano. Quanti istanti che, sebbene siano passati solo due anni, riaffiorano nei minimi particolari.
Zaino a terra per oggi, come quel panino comodamente seduto di fronte a questo caldo sole d’Autunno. Nemmeno una nuvola sopra questa panchine che divengono così solitarie come il rifugio stesso. Mi rilasso e guardandomi attorno cerco d’immaginare come potrebbe essere una lunga notte autunnale sotto un cielo pieno di stelle. Osservo con molta attenzione quelle due baite più lontano, le uniche tra quelle presenti con il camino fumante e con un improvviso e inconfondibile profumo di caffè giungere fino a qui. Dopo un’immersione di pace e tranquillità come questa sarebbe come oro colato un buon caffè magari riscaldato da quella moca che ora farebbe una differenza immensa.
Lo zaino rimane in rifugio, qualche centinaio di metri di sentiero guardando verso l’Antermoia per avvicinarmi a una di queste. Penso che l’ambiente che mi ospita porti a quella sincerità in cui bussare alla porta di un mondo che non mi appartiene sia una cosa che per istinto mi viene naturale. Busso con l’intenzione di chiedere inizialmente una informazione, mi si apre quella porta che nell’immediato libera nell’aria quell’aroma che tanto mi invitava qualche istante prima. Un signore avanti con gli anni, pipa in bocca e quel berretto di lana che va in contrasto con la sua lunga barba e la sua canottiera bianca.
Basta poco per capire che l’informazione furtiva diviene da parte sua l’invito per un caffè, mentre dalla piccola scala che porta al piano superiore scende una signora che porta con se parecchie primavere. Dalle loro espressioni e da quella loro semplicità traspare quella sensazione di "piacere" nel vedermi. Una piacere che con quella tazza di caffè esprimono nei confronti di un perfetto sconosciuto. L'ospitalità è così presente che di sicuro mi avrebbero pure ospitato per la notte se lo avessi chiesto.
Ma tutto si ferma quella meravigliosa e indimenticabile tazza di caffè, in quella bella chiacchierata condivisa seduti comodamente al sole su quella piccola scala esterna della loro sperduta baita in un Paradiso indimenticabile....
"Tutto si racchiude così, all'interno di un quadro perfetto"
Il rientro guarda ora verso colori e panorami doversi, dettati dal naturale movimento della terra e di quei cambi di luce del mio sole autunnale. Ora tutto assume un aspetto completamente diverso, dove la magia finale è dettata da quel punto di vista verso la lontana Marmolada e la sua famosa Punta Penia.
Se vuoi veramente vivere momenti in cui sei alla ricerca della solitudine e del silenzio assoluto, allora fai come ho fatto io. La magia della Val de Dona durante l'Autunno si compone di questi due preziosi elementi di vita che si deve però sapere cogliere. Non una semplice escursione, ma quel forte desiderio di ricercare in se stessi quei momenti e quei spazi che per un intera giornata devono essere solo nostri e condivisi solo con noi stessi.
Stefano
Da più di 25 anni frequento la val di fassa e ogni volta riscopro l'incanto di queste montagne che lasciano senza fiato nell'ammirare la loro bellezza.😀
basta "contemplare" nell'assoluto "silenzio"