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Monte Pore - Agordino

L'essenza della solitudine per l'ultima d'Autunno.


 

E ci pensavo da un po di tempo, quanto è vero che al Monte Pore guardavo già dalla scorsa Estate e tornare così dopo qualche anno in vetta a questa montagna. Lo Spiz de Puòre in lingua Ladina, ma il Monte Pore che più avvicina al suo nome escursionistico e maggiormente conosciuto. Una piramide di roccia e ampi alpeggi che trova la sua maggiore sommità a 2405m di altitudine, e che per mia esperienza personale entra di tutto diritto in quelli che sono i punti panoramici tra i più belli di questo angolo tra l’alto Agordino e le vicine Dolomiti d’Ampezzo.   


Del Pore porto con me diverse ascensioni passate, sia d’Estate che durante l’Inverno, dove la semplicità del suo cammino immerge l’escursionista all’interno di un contesto naturale di grande impatto e spessore. Non solo la sua croce di vetta e i suoi panorami, ma tutto ciò che si compone all’interno di ampi pianori erbosi e a cielo aperto. Pianori che “accudiscono” antiche baite e fienili che rientrano perfettamente all’interno di quel mondo fantastico di quell’antica montagna che detta tempi in cui il mondo sicuramente non andava di fretta. Un mondo in cui la montagna era vissuta seguendo dei ritmi e dei pensieri più lenti e pacifici. Quella montagna di antiche culture e tradizioni come io amo sempre ricordare e vivere appena possibile.  



Ma andiamo con ordine, in questa giornata che si divide in due parti molto particolari.




 

Rifugio Fedare – 2000m


In questo fine Novembre la strada che dalla Val Fiorentina sale al Passo Giau è completamente abbandonata e libera da tutto quel caos e da quel traffico veicolare che di norma invade questo territorio. Un orario in cui le temperature portano con se quella notte appena conclusa, dove solo le vette nelle quote superiori vengono illuminate dal sole in lento risveglio. Il Rifugio Fedare è uno dei punti di riferimento più conosciuti all’interno di questo territorio che guarda verso i versanti più a Nord dell’Agordino. Quei versanti che di poco confinano con le Dolomiti d’Ampezzo, e che vedono nell’Averau, il Nuvolau e la Ra Gusela alcune di queste meravigliose vette che in fase di cammino daranno maggiormente splendore al panorama che da lassù mi attende.





Tutto rimane ancora fermo, una pace dettata da quel periodo fuori stagione dove sia il Fedare che le altre strutture turistiche presenti al Passo Giau rimangono ancora chiuse. La mattina si presenta fredda, con quelle temperature che di poco non toccano i -10°. La prima giornata fredda, con quel gelo che la poca neve caduta nei giorni precedenti rimane ben salda la dove è possibile. Una prima spolverata bianca che per qualche giorno ha fatto temere un anticipo di quell’Inverno che ora sicuramente non tarderà ad arrivare. L’atmosfera che si respira è immersa nel silenzio e in quella tranquillità che di norma da queste parti è più unica che rara.



Vista verso il Passo Giau - La Ra Gusela e il Nuvolau


Ora bisogna vestirsi per bene. Quei strati in più che mi proteggono almeno per queste prime ore all’ombra delle grandi vette che mi circondano. Il sentiero per ora si innalza leggermente a ridosso del Rifugio Fedare. Una strada forestale a formare una serpentina che con grande facilità mi accompagna tra piccole baite e quella piccola chiesetta che con grande naturalezza guarda verso le valli più a Sud. Non solo la Val de Codalongia, ma anche quei primi frangenti della bellissima Val Fiorentina dove, alle spalle di Cima Fertazza, già svetta nel cielo azzurro il “mio” magnifico Monte Civetta. Un insieme di cose che fanno bene, un insieme di aspetti naturali ricchi di quel colore dove il “fuoco” autunnale si mescola con un cielo magnificamente azzurro e pulito e risaltare così maggiormente quei versanti rocciosi più lontani.    





È un primo cammino che profuma di nuovo, dove l’Autunno mantiene ancora quei suoi colori forti e vivaci in perfetto contrasto con ampi fazzoletti di neve ghiacciata dove ogni mio passo è fervore di quell’inconfondibile rumore. Ancora prigioniero di quella grande ombra che il Cernera proietta all’interno di questo mio primo cammino, ma è questione di qualche decina di minuti per quella prima e lenta luce allungare maggiormente la mia ombra all’interno di questi primi “specchi” bianchi di stagione.    


Ed è una meravigliosa luce che ora illumina di vita questi primi pianori, queste primi e vecchi fienili che in modo del tutto naturale entrano perfettamente in scena all’interno di questo palcoscenico senza eguali. Tutto questo mi riscalda il cuore, e non solo dettato da questo tiepido sole che un po alla volta mi tempra ma anche da questo ambiente che finalmente mi allontana dalla normale quotidianità. Da questo momento in poi sarà un confronto tra me e la meravigliosa solitudine di questi luoghi per me indimenticabile.



La vetta dell'Averau in Forcella Nuvolau




Il tempo di raggiungere un piano leggermente in quota per quei primi spunti che guardano verso la vetta del Pore e giungere così alle prime valutazioni “tecniche” del caso. La montagna si compone di un sentiero che sul lato sinistro sale seguendo una via di cammino abbastanza facile sebbene con qualche ridosso maggiormente impegnativo. Si forma così una sagoma semi piramidale con quella sua croce di vetta già da questo punto ben visibile. Ma ciò che coglie maggiormente la mia attenzione è quel suo versante Nord, lo stesso che mi guarda in questo momento. In perenne ombra del sole autunnale e invernale e di conseguenza con quel maggiore strato di neve ancora presente e per bene ghiacciata dal tempo.



La vetta del Monte Pore (dx)


Mi trovo così a ridosso di un avvallamento che ora mi apre anche lo scenario verso le prime e forti emozioni di giornata. E quando si tratta di punti di vista panoramici non potrebbe essere diversamente. Non solo il Pore, non solo una lunga distesa prativa a dare vita alle Masonadie e i suoi fienili (che troverò più tardi nella fase di rientro), ma una prima vista che dalla Marmolada si estende a buona parte del gruppo del Sella tenendo in primo piano il Cole de Lana. Un punto di vista già vissuto in passato durante diverse stagioni, che però non toglie nulla alla stessa emozione di chi potrebbe osservare tutto questo per la prima volta.



La Marmolada (sx) il Col de Lana (dx) e alle sue spalle la vetta innevata del Piz Boè - il Sella



 

Monte Pore – 2405m


Il sentiero sale seguendo la cresta naturale della montagna. Ora alcuni fazzoletti di neve si fanno più consistenti. Neve ghiacciata che non impone nessun problema particolare. A ridosso di un piccolo spiazzo erboso il mio cammino prosegue seguendo sempre questa magnifica cresta che sale in certi punti ponendo quel giusto impegno, e permettermi così di scaldarmi al punto giusto per affrontare anche quelle forti folate di vento che salgono dai versanti minori. La vista ora segue quella linea di gioia che porto con me da inizio giornata, dove, tralasciando per ora le vette delle lontane Dolomiti del Trentino, un nuovo versante che guarda verso l’Agordino aumenta le emozioni vissute fino a ora.





Tutta una serie di emozioni che improvvisamente mi distraggono e tolgono lo sguardo da uno di quei eventi che vorresti capitassero sempre. Proprio a ridosso di questa cresta improvvisamente mi trovo faccia a faccia con un piccolo gruppo di Camosci. Nell’immediato nemmeno mi rendo conto di quale regalo per ora questa Natura mi stia offrendo. Non mi rendo conto nemmeno della presenza di un paio di cuccioli che, intercettata la mia presenza, nell’immediato si nascondono tra la sicura possanza di un grande maschio. Tra me e questa maestosa creatura un confronto visivo di qualche secondo, lo stretto necessario per capire che oltre questo punto non mi posso permettere di andare. Rimango li, fermo e attento a ogni loro minimo movimento che nasconde a se una curiosità reciproca e allo stesso tempo quell’istinto da parte sua di proteggere quella meravigliosa prole. 





La cosa che mi stupisce maggiormente è che non c’è da parte loro quella reazione di allontanarsi visto la mia presenza anzi, sembrano quasi voler condividere con me questo meraviglioso tepore di un sole che ora per magia illumina il versante Agordino e le valli circostanti. Il loro passo tranquillo e pacifico li allontana un po alla volta da questo mio punto fermo, mentre più lontano il Monte Civetta padroneggia nel mio orizzonte. La Val Fiorentina e la lunga spalla boschiva del Monte Fertazza, con quei primi manti di neve già estesa, e i centri abitati di Selva di Cadore e Santa Fosca a dare così vita a questo presepe unico nel suo genere. La vista già da qui è bellissima, così intensa che i minuti passano senza che io possa rendermene conto dove non accorgermi minimamente che la dolce compagnia di qualche istante prima si è già dileguata chissà dove.


La croce di vetta ora. Un ultimo piccolo sforzo, considerando che anche con quel poco di neve già presente tutto deve essere comunque affrontato con calma. La croce di vetta dunque, per aprire così uno spettacolo che a 360° abbraccia a se le Dolomiti intere. E non esagero quando dico questo. Non esagero perchè tutto ciò che guarda verso una parte delle Dolomiti d’Ampezzo, il Nord dell’Agordino, le Pale di San Martino e la Val di Fassa per chiudersi verso le Dolomiti di Badia e Marebbe, è tutto racchiuso in questa croce di vetta. Il Catinaccio e l’Antermoia, la Val Duron e i Denti di Terrarossa, il Sassolungo e il Sassopiatto che con il Sella, il Viel del Pan, la Marmolara e le Pale di San Martino chiudono questo cerchio nel vicino Trentino.











E questo è solo un piccolo cenno di vallate e cime montuose, dove il Cernera, Ponta Lastoi de Formin, la Corda da Lago, il Pelmo, la Civetta, l’Antelao, il Sorapis, il Passo Giau, la Ra Gusela, il Nuvolau, l’Averau, la Tofana di Rozes e il Lagazuoi per quanto riguarda l’Agordino e le Dolomiti d’Ampezzo. Credimi caro/a lettore/lettrice, le mie non sono visioni o altro ma tutto ciò che ora mi fa emozionare e rimanere così assorto da un silenzio e una solitudine meravigliosa. Non ho parole, non esistono termini per giudicare tutto ciò che una vetta come il Monte Pore riesce a regalare. Vorrei restare qui per tutto il giorno. Vorrei poterci passare una notte intera per ammirare un tramonto e un alba che rimarrebbe per sempre nella mia mente e nel mio cuore. Le Dolomiti ora si esprimono in uno dei loro spettacoli più belli e indimenticabili.



 

Le Masonadie – 2080m


A completare questa mia giornata le Masonadie. Una delle particolarità di questa escursione al Monte Pore è dall’ambiente naturale che si trova alla base della montagna stessa. Sta di fatto che dal Rifugio Fedare il sentiero di cammino scorre all’interno di ampi pianori, che come dicevo si compongono di diversi fienili e baite adibite agli alpeggi estivi. Il Melei, il Mont d’Andrac, il Fedare e le Masonadie. Tutti ampi spazi che con dolcezza si innalzano leggermente sia in direzione del Pore che di quell’angolo geografico tra il Nuvolau e l’Averau. E sono le Masonadie quel mio punto perfetto per il mio pranzo a sacco di metà giornata. Scendere lungo questo versante dalla vetta del Pore e raggiungere questo luogo si racchiude in una ventina di minuti di facile e bellissima discesa. Spazi così talmente aperti da non seguire per ora il normale sentiero di dovere.



Le Masonadie





Una giornata dove ho vissuto ogni istante unicamente a stretto contatto con questo mondo all’interno di questo versante più a Nord dell’Agordino. Una giornata che ora vede termine all’interno di questa montagna di lontane epoche e che in questi suoi masi ancora oggi tramanda una storia che per l’ennesima volta amo vivere e respirare. È qui che trovo quella parte finale di una pace che per un intera giornata ho condiviso con queste vette rocciose illuminate da un sole dal colore del fuoco. Con un sentiero dove leggeri e piacevoli strati di neve ghiacciata già preludono quell’imminente Inverno. Con quella croce di vetta che espande un panorama verso le Dolomiti indimenticabile, e con questi piccoli masi che per il tempo necessario diventano unicamente miei.








L’ultima di un Autunno che ormai ha i giorni contati. Ora, al momento della stesura di questo mio articolo, tutto ciò che le mie foto e il mio racconto mi porta in un momento in cui erano ancora vivi i colori di stagione di questi ampi pianori, forti e intense nevicate stanno cancellando per i prossimi mesi ogni mia possibile traccia e ogni possibile testimonianza che per i prossimi mesi saranno custoditi da quelle intense nevicate già in atto. Appena in tempo dunque, per quelle ultime emozioni e per quei colori di un Autunno che in queste ultime righe saluto ponendo il mio arrivederci al prossimo anno.






Stefano

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Guest
Dec 06
Rated 5 out of 5 stars.

Splendidi i colori,la compagnia del ....silenzio beato te

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