Indimenticabile, e diversamente non poteva essere.
E’ la mia prima neve di stagione. La mia prima “immersione” all’interno di questa Natura ora completamente diversa da come l’avevo lasciata qualche settimana fa. Ora tutto cambia, come cambiano i modi e le abitudini di chi come me vive tutto questo come una vera filosofia di vita. Ciaspole ai piedi per una tranquilla camminata che mi porta così a contatto con il nuovo Inverno, dove quei venti centimetri di neve fanno già la differenza lungo il mio cammino.
Passo Cereda – 1360m
Linea di confine geografico che divide il Trentino con il Veneto, il Primiero con l’Agordino. Rinomato passo turistico che durante l’Inverno offre ampi spazi. Quella sua pista da fondo e l’opportunità di vivere una bellissima e solitaria malga con il bianco candore invernale. Per quasi tutta la giornata il passo rimane sempre all’ombra di quell’Inverno che non permette al sole d’illuminarne ogni singolo particolare. Un passo che al mattino presto porta con se ghiaccio e quelle temperature rigide da congelare persino il respiro. Ma la mia prima invernale si colora di un cielo azzurro e di quella positività dettata da un luogo che visito per la prima volta.
Nessuna anima a dare un po di vita al mattino presto. Il Rifugio Cereda sembra ancora immerso in quella notte gelida appena passata, con qualche debole segnale di vita di chi a quest’ora si prepara già per quell’uscita mattutina lungo la sua pista da fondo. Assorto da questo ambiente così silenzioso e placido, inizio a prepararmi per questa mia prima volta in Malga Fossetta. Il freddo pungente crea quella lentezza dovuta a quella tipica reazione di un corpo che per molti mesi è rimasto lontano da un freddo che ora torna nuovamente a farsi sentire.
Quella mia prima volta che già sento dentro, come la curiosità di osservare ogni singolo particolare che mi circonda. Oltre al rifugio alcune palazzine tipicamente turistiche che per ora rimangono chiuse sebbene all’interno del periodo delle festività natalizie. Il sentiero che mi accompagna si compone di quella strada forestale che durante l’Estate guida in direzione della malga uomini e animali per il tipico alpeggio estivo, mentre in questo caso rimane coperta da una ventina di centimetri di neve che già da subito impongono l’utilizzo delle ciaspole.
A ogni mio passo un piacere che prende sempre più vita. Un pensiero di dovere che pongo trovandomi di fronte la piccola chiesetta di S. Antonio al Passo Cereda, una piccola e piacevole chiesa inaugurata nel 1914 e dedicata dopo la Prima Guerra Mondiale a S. Antonio protettore del bestiame. Sebbene il passo e la malga rientrino all’interno del territorio del Primiero (Trentino) il cammino guarda in direzione dell’Agordino e le vette già illuminate dal sole verso i centri di Mis e Gosaldo. Il sole certo, per ora rimane solo quel miraggio da poter focalizzare verso le cime rocciose che dal Monte Feltraio al Sass d’Ortiga delineano il confine con la maestosità del gruppo delle Pale di San Martino.
Una lunga linea divisoria che nel versante opposto vede nella Val Canali uno dei punti di partenza di vari sentieri che poi s’innalzano verso il meraviglioso cielo delle Pale. Un gruppo montuoso che non sarà visibile per l’intera giornata, ma che nella mia memoria escursionistica mi permette di sentirne ugualmente l’odore. La vista rimane comunque di un fascino del tutto particolare. Una serie di punti panoramici che si allungano all’interno di questo versante dell’Agordino, da una serie di prospettive del tutto nuove e che alimentano maggiormente questa mia voglia di vedere e di toccare con mano un luogo per me completamente nuovo.
Sentieri 729 e 723. In queste due numerazioni si racchiude questa ampia e facile serpentina che attraverso questi boschi offre prospettive per ora che guardano verso i versanti montuosi del Passo Cereda. La strada sale e con il cambio di quota si ampliano maggiormente i punti di vista di quella lunga cresta di pinnacoli e campanili rocciosi. La vista è piacevole, un piacere che poi prende vita anche dal gioco di luci che mi divide dall’ombra che per ora ancora mi trattiene e il riflesso del sole proiettato verso queste vicine pareti.
Malga Fossetta di Transacqua – 1580m
Come per tradizione naturale i boschi sono sempre sinonimo di sfumature molto particolari. In questo periodo, soprattutto durante l’Inverno, la grande mole di Cima Palughet e delle Pale di Garfol divengono quella naturale barriera che per diverse ore del giorno tengono nascosto il sole. La neve e il gelo che si riversa lungo questi miei versanti creano così una naturale alchimia, dove l’ambiente stesso che mi circonda sembra immerso all’interno di una di quelle fiabe ornate da folletti e strane creature. Un ambiente che “profuma” di un eterna glaciazione, dove gli alberi danno vita a naturali pinnacoli di ghiaccio. Mi sento quasi personaggio di una di quelle storie animate da una fantasia e da creature misteriose che nel silenzio di questa Natura sanno abilmente scrutare ogni mio movimento nel silenzio più assoluto.
E’ un confronto tra me e questa meravigliosa Natura in modo diretto. Solo come spesso mi capita durante questa stagione, e con la fortuna di sentire tutto questo nuovamente come mio. Un’appartenenza che mi rende fiero di tutto ciò che questo mio stile di vita per l’ennesima volta mi riserva. Una fierezza che curva dopo curva è energia vitale per questo mio #spiritolibero che da diversi anni fa parte della mia stessa vita. Un’alchimia che in breve tempo inizia a intravedere le prime avvisaglie di un cielo azzurro che finalmente si libera della fitta vegetazione boschiva, la stessa dei miei folletti e strane creature immaginarie.
Abbraccio così questo mio cielo. La strada forestale improvvisamente si arresta a ridosso di un grande cumulo di neve. La tentazione di essere il primo a camminare sulla sua sommità per primo è così talmente forte che la consistente pendenza non si fa nemmeno sentire sulle mie gambe. Istanti che finalmente danno vita a una bellissima e piacevole camminata su neve fresca. Tanta, forse quei cinquanta centimetri accumulati dai forti venti ed entrare così all’interno di questo ampio pianoro della Fossetta e di quella sua splendida malga dolcemente adagiata un po più lontano.
Un punto fermo che nell’immediato non mi permette di andare oltre. Il panorama che ora mi si pone di fronte ferma ogni mia possibile intenzione di proseguire. Il pianoro, la malga e oltre, illuminate dal sole, le lontane e bianche vette che dal Primiero e dalla Val Cismon, danno vita a quella lunga catena che di poco si avvicina a quei versanti del Lagorai da quassù già leggermente visibili. Ma per ora sono ancora leggermente lontano per avere così chiarezza di cosa ho di fronte. Devo per prima cosa raggiungere la malga, trovare il mio punto fermo per oggi e lasciarmi andare verso una lunga giornata da vivere quassù.
Il pianoro della Fossetta si compone di tanta neve. Una neve che sfuma dal bianco a quell’azzurro leggero leggero creato dalla tipica ombra mattutina. Il risalto è un qualcosa di meraviglioso: la grande ombra a formare un quadro perfetto con quella cornice illuminata dal sole delle lontane e bianche vette di Cima Folga, dalla Tognazza e così via. La malga stessa rimane per ora “prigioniera” di questa semi oscurità, ma ciò che ora accende le mie voglie è il grande manto bianco ancora da toccare da piedi umani. È così che seguendo leggeri sali e scendi mi muovo in assoluta libertà tra questa neve vergine. Un passo dopo l’altro dove le mie ciaspole sprofondano nel piacere assoluto.
È così che mi si presenta questa malga. Ora rimane anch’essa chiusa per quel suo lungo letargo e che vedrà nella prossima Primavera riprendere vita con i suoi animali al pascolo e la sua sicura e immancabile ospitalità. La vedo così per la prima volta nella mia vita, e le sensazioni che provo sono cariche di quella positività e di quel piacere in cui qualcosa di “nuovo” arricchisce la mia conoscenza di questi territori montani. Zaino a terra, una piccola pausa in quella che sembra l’eterna ombra che l’abbraccia. Il sole, chiedo il sole. Si muove leggermente in orizzontale andando ad accarezzare leggermente la lunga cresta boschiva delle Pale Alte, con quell’atteggiamento da esprimere quella scherzosa antipatia. Un gioco che crea all’interno di questo pianoro una serie di ombre e sfumature belle da vedere e piacevoli da vivere.
Un’aria fredda e pungente accarezza leggermente la neve di questi ampi spazi. Alcuni tratti farinosi, alcuni invece così ghiacciati da bloccare ogni possibile pressione delle mie ciaspole. È una tranquilla passeggiata quella che mi riservo e che mi godo all’interno di questo luogo. Una passeggiata che scorre lungo le due strutture che compongono la Fossetta: la malga e la sua vicina stalla. Già mi immagino tutto questo durante l’Estate. Già mi immagino la vitalità e quella tranquillità di questo luogo che si divide tra l’alpeggio e gli escursionisti di passaggio. Già immagino questo scenario che nell’immediato coglie la mia attenzione per quella che sarà l’Estate prossima. Ma questa sarà sicuramente un’altra storia.
Ora attorno a me solo il bianco Inverno. Questi boschi ricoperti di quel bianco gelo che non si scompone minimamente nemmeno alla presenza di quel sole che finalmente esce da quel suo gioco così poco simpatico. Ora la malga e il pianoro della Fossetta vengono leggermente accesi di quella luce che solo il risalto della neve sa dare vita. Rimangono sempre delle strane sfumature che dalla luce si fondono a quei giochi d’ombra che ora fanno una grande differenza, mentre più lontano, oltre il Primiero, quelle alte vette innevate che guardano verso il Lagorai prendono finalmente vita.
Il panorama rimane superbo sebbene mancante delle alte e irte pareti che danno vita al versante Sud delle Pale di San Martino. Quel versante che dalla Val Canali da vita alle maestose e levigate pareti di Dolomia che guardano verso il Pradidali e Cima Canali. Ma non è un assenza che pesa, i miei occhi si perdono ugualmente in direzione di quei versanti che dalla Valle di Lozen si innalzano verso la Val Cismon. L’assoluta solitudine, il silenzio che ne segue e ampi spazi ricoperti di vergine neve sono l’ambiente perfetto per questa mia “prima” volta in malga Fossetta.
Una giornata perfetta dove non mi è mancato nulla. Una giornata che vede questo luogo come quella prima volta da non dimenticare mai. Una giornata dove la malga è stata per tutto il tempo mia e condivisa solo con questa meravigliosa Natura a meno di un’ora di cammino dal Passo Cereda. Tutto è risultato perfetto. Un inizio d’Inverno dove la neve, il gelo e i vari giochi di luce hanno reso indimenticabile ogni mio singolo passo su questa neve friabile e piacevolmente farinosa.
Da un punto di vista escursionistico il luogo panoramico più bello che si possa vivere del Primiero e di quelle sue vette a creare così una perfetta cornice su di un quadro naturale inimitabile.
Stefano
Fantastica..bravo Stefano..
Che il 2025 ti porti ta nta montagna e tante soddisfazioni.
Valter