Una delle tappe “Regine” delle Dolomiti d’Ampezzo.
La Croda da Lago unisce a se quel lato selvaggio e naturale della montagna con quella sua seconda sfaccettatura dove gli alpeggi e il rifugio diventano la cornice perfetta per panorami spettacolari e indimenticabili. Una di quelle tappe per me “immancabili” e di tanto in tanto da ripetere come in poche occasioni mi capita da fare. Forse perchè questo mi riporta indietro nel tempo in quei miei ricordi passati e che proprio nel cuore delle Dolomiti d’Ampezzo rimangono ben saldi momenti per me indimenticabili. Tante cose potrei raccontare su questo, tante esperienze e sicuramente quello che ancora oggi rimane forse il periodo più bello della mia vita.
Ma questa sarebbe solo l’inizio di tante storie.
Ciò che conta è ora e tutto ciò che il futuro mi riserva.
Il Cason de Formin – 1800m
La giornata promette bene in quelle prime e fresche ore di un nuovo mattino. Questo alimenta maggiormente quel lato di positività da aggiungere alla mia giornata. Al Ponte di Rucurto (1708m), punto di partenza di questo mio nuovo cammino che si trova lungo la strada che collega Cortina d’Ampezzo con il Passo Giau (SP 638), la mattinata è già frenetica sin dalle prime ore. Trovare parcheggio è sempre un po difficile, considerando il mese di Agosto e il grande interesse che da sempre nutre un Trekking come quello della Croda da Lago. Non siamo ai livelli del classico “parcheggio selvaggio” che in questo periodo trovo in diversi luoghi, almeno non alle sette del mattino anche se più tardi avrò occasione di trovare purtroppo conferma di questo.
Il sentiero 437 (Alta Via n°1) parte da questo ponte (di Rucurto), che la storia tramanda di generazione in generazione come un antica via di transito di epoche così lontane da tenere ancora in vita solo alcuni affranti di antiche mura costruite centinaia di anni fa, da cercare con molta attenzione all’interno dei boschi presenti perchè non visibili nell’immediato. Il sentiero scorre gradevolmente attraverso le foreste boschive che alimentano questo territorio. Leggeri sali e scendi dove solo in certi frangenti sono ben visibili le panoramiche che guardano verso i versanti opposti, quei versanti che guardano direttamente alle vette delle Tre Sorelle (Tofane) di cui la Rozes primeggia su tutte.
L’inizio è quello che tipicamente prediligo. Un cammino facile e spensierato che mi accompagna dolcemente all’interno di questo habitat, tra ponti e passaggi su pontili artificiali che favoriscono maggiormente alcuni passaggi che potrebbero risultare angusti. È così che inizia la mia giornata, è così che con questa piacevole “passeggiata” giungo al Cason de Formin. Un nome che suona in modo perfetto dove, all’interno di un ampio e verde prato, una piccola baita da decenni è l’eterna padrona di questo piccolo angolo ai piedi del Ciadenes (2222m). Per chi come me è così abituale a questo sentiero, il casone diviene quel perfetto punto di ristoro dove il silenzio di questo luogo viene unicamente interrotto dal leggero fragore di quella sua naturale fontanella esterna.
Una piccola e piacevole pausa, una tradizione che oramai ripeto da chissà quanti anni in questo luogo per me magico prima di affrontare quello che ora diviene il passaggio più impegnativo dell’intera giornata. Diciamo che quei poco più di 500m di dislivello in continua salita iniziano proprio da questo punto. Tutto sommato ben diluiti nel lungo transito in cui il sentiero 435 attraversa la base intera del versante Ovest della Croda da Lago, con quella punta leggermente più impegnativa lungo il Lastoi de Formin.
Val de Formin e Lastoi de Formin
L’avventura, quella vera, ha inizio con quella leggera pendenza che lungo la Val de Formin rimane all’interno di questi boschi, dove finalmente l’intero versante della lunga spinale rocciosa della Croda inizia ora a presentare i primi pinnacoli, quelle prime pareti lisce a dare così vita alla Cima Bassa da Lago (2538m) per rendere già l’idea della bellezza di questo gruppo montuoso. Il verde e i boschi, quella prima leggera presenza di roccia lungo il sentiero e queste immense cattedrali che dimostrano tutta la loro possanza e bellezza. Sembra veramente di entrare all’interno di una di quelle cattedrali gotiche disegnate dall’uomo seguendo le tipiche caratteristiche architettoniche di un tempo. Ma qui, fortunatamente, l’uomo non centra assolutamente nulla perchè solo dalla Natura si può raggiungere una perfezione così profonda.
Dai placidi boschi alla roccia per antonomasia. Il mio sentiero inizia leggermente a salire seguendo quasi per istinto una via di cammino tra questi enormi blocchi milionari, all’interno di un labirinto che sembra perdere la giusta via da seguire. Per quanto possa sembrare strano, è questione di poco per lasciare involontariamente la mia “via maestra”. Non che questo comporti un possibile rischio per chi sale da questo versante, ma ciò che basta per rendere più impegnativo questo attraversamento così spettacolare. Ma, come sempre in questi casi, la mano dell’uomo con le classiche colorazioni sulla roccia e qualche ometto in pietra semplificano questo passaggio così particolare.
Entrare poi in quella parte finale che si apre sul Lastoi de Formin è quel prezioso premio che assicura un punto di vista che sembra perdersi nell’orizzonte più lontano. Di fatto il Lastoi prende leggermente vita dalla base di questo versante delle imponenti pareti più centrali e a Sud dell’intero gruppo. Si espande su di un semi pianoro roccioso dove il sipario si apre verso le lontane Tofane e quel gruppo del Lagazuoi che guarda già in direzione del Passo Falzarego. La vista è un qualcosa di meraviglioso. Prendo tempo per questo luogo così particolare che “sfama” gli occhi di ogni possibile prospettiva.
Forcella de Formin – 2463m
Il punto più in quota dell’intero anello. Il punto perfetto che unisce a se due diversi territori che guardano oltre alle più rinomate vette di questo angolo delle Dolomiti Bellunesi. Quassù, essendo il periodo clou del turismo di massa, la quasi solitaria pace e tranquillità vissuta nelle ore precedenti sembra giungere al termine. La forcella è quel particolare crocevia di congiunzione che attira a se escursionisti provenienti da diversi territori. Crocevia che dal Lastoi de Formin guarda verso il Mondeval e la solare Val Fiorentina, dove il Pelmo e uno “spicchio” del Monte Civetta danno bella immagine di loro.
Ma non solo questo. Forcella de Formin è il punto più facile da raggiungere direttamente dal Rifugio Croda da Lago che, sebbene dal versante opposto, in poco più di 90 minuti raggiunge questo versante della Croda. Questo alimenta maggiormente quella fascia di escursionismo “caotico” dove risulta quasi impossibile mantenere e rispettare quel clima e quella serenità che la Natura stessa riesce a creare. Ma anche questo è un mio pensiero del tutto personale, ma che non voglio assolutamente considerare come quella stessa mia filosofia che da una vita intera mi accompagna lungo i miei sentieri.
Questo è un passaggio che faccio tutto mio, ignorando quella parte di caos volutamente portato a queste quote. La forcella apre così un meraviglioso panorama che al suo centro, oltre al Mondeval, raccoglie a se il Becco di Mezzodì, il Monte Plemo e quel giusto e minimo assaggio del Monte Civetta. Vette che in questo mio quadro naturale fanno da cornice al Mondeval stesso, alle sue grandi distese erbose e a quei pascoli che liberamente vivono le loro lunghe e piacevoli estati. Dopo questi momenti di pausa, ricchi di pensieri e riflessioni, decido per quella che sarà la seconda parte del mio cammino.
Forcella Rossa - 2337m
Seguendo quello che è il classico disegno di questo anello, Forcella Ambrizzola (2274m) diverrebbe così il più “naturale” e “ovvio” punto di riferimento per dare anche maggior luce non solo al Mondeval già menzionato ma anche a nuovi frangenti rocciosi non visibili da Forcella de Formin. Ma per come sono fatto io si sa benissimo che le possibili alternative in diverse occasioni prendono il posto di quelle abituali. E giusto per rimanere in tema di “caos” di stagione, il sentiero per l’Ambrizzola è troppo penalizzato da gruppi e comitive che di corretta cultura di montagna non ne sanno nulla o ben poco.
Devo così "scappare", lo sento dentro come quel forte richiamo
che da una vita mi accompagna tra queste montagne.
Il piano “B” entra così in scena, e la Croda da Lago stessa mi offre questa opportunità da cogliere subito al volo. Se tralascio l’Ambrizzola ho sicuramente i miei giusti motivi, perchè Forcella Rossa è quell’alternativa che non viene di meno a quella per ora ben trascurabile. Il sentiero 435 inizia quella prima parte di discesa che leggermente più a valle si incammina attraverso i verdi prati del Mondeval. A metà strada una ben evidente deviazione sulla sinistra scorre invece leggermente alla base dell’imponente Cima Ambrizzola, per giungere in poco tempo su questa forcella dagli aspetti e punti di vista decisamente particolari.
Da non pentirsene per nulla...
Sta di fatto che Forcella Rossa è sicuramente il punto panoramico più bello che, tralasciando il Mondeval, abbraccia a se buona parte della Valle del Boite che dall’Antelao si allunga verso il Sorapis, il Cristallo e la meravigliosa conca Ampezzana. La situazione meteo non è dalla mia parte. Per l’intera giornata addensamenti nuvolosi vanno a coprire buona parte di queste immortali vette, offuscando leggermente quello che per Natura dovrebbe essere una vista idilliaca ma che però offre alcune sfumature degne di merito. Il Monte di Federa è quel grande alpeggio che leggermente in lontananza “ospita” il Rifugio Croda da Lago, ben visibile da questo punto come la vicina Malga Federa (1816m) che in questi istanti viene illuminata da un fascio di luce solare quasi a voler identificarne la sua presenza all’interno di questo luogo.
Tralasciando Forcella Ambrizzola tralascio pure il comodo sentiero centrale. La ben visibile presenza del Rifugio Croda da Lago ora guarda verso quella seconda parte di questa mia giornata, che per scelta fatta tiene come riferimento un sentiero secondario. Nulla di particolare se non dal fatto di essere un tratto abbastanza ripido, franoso ma che cammina alla base della meravigliosa vetta rocciosa di Cima Abrizzola in direzione del 434 e del rifugio stesso. Trovo il termine di questa via alternativa molto interessante, sebbene richieda anche l’utilizzo dei bastoncini per mantenere un facile e sicuro equilibrio nei tratti più franosi. In lontananza, leggermente trasportato dal vento, i primi “messaggi” del vicino alpeggio.
Rifugio Croda da Lago – 2046m
Collegarmi al sentiero 434 è come tornare alla normalità, uscire da quella mia "confort zone" dove le possibili alternative mi tengono finalmente lontano dall’ingiustificato caos del turismo di massa. Tutto ciò che era pace e serenità improvvisamente viene sopraffatto da un numero considerevole di “escursionisti” che a grandi flotte percorrono questo tratto di facile cammino. È la via più breve e comoda per raggiungere Forcella Ambrizzola direttamente dal rifugio. La via più breve e che in questo breve tratto accumula una serie di spropositati e assurdi comportamenti dal mio punto di vista ingiustificabili. Ma per me è un passaggio temporaneo, qualche centinaio di metri per deviare sulla destra in direzione del grande spazio e alpeggio del Monte de Federa.
Scelta azzeccata. E non solo per allontanarmi così nuovamente da ciò che ribadisco “ingiustificato”, ma anche per poter avere una completa e perfetta visuale dell’interno versante roccioso della Croda da Lago. Quel versante a Est che da Cima Ambrizzola si espande in guglie, vette e campanili rocciosi che nel Ciadenes (2222m) vede quel suo versante finale opposto. Versi prati dove non esiste sentiero ma solo la libertà di muoversi senza nessun riferimento e dove la carenza di boschi apre così a spazi e punti di vista meravigliosi. E laggiù, poco lontano, l’alpeggio a ridosso del rifugio con queste libere creature presenti a fare da cornice vivente a questo contesto naturale. L’alpeggio, i verdi prati e la lunga parete della Croda da Lago. Una perfetta cartolina che fortunatamente rimane ben lontana da quel caos ancora presente leggermente più a monte.
Sebbene le condizioni meteo siano in continuo peggioramento, con quelle piogge estive che mi aspetto da un momento all’altro, il passaggio è piacevole e allo stesso tempo rilassante. Le mucche e un paio di capre sono il mio toccasana personale all’interno di questo bellissimo e lussureggiante prato, sebbene sia una situazione che ha i minuti contati. Effettivamente mi basta poco nell’avvicinarmi al rifugio per chiudere, almeno in questo punto, quella perfetta alchimia. Sia in zona del rifugio che lungo le sponde del suo bellissimo lago, una serie di “bivacchi” in perfetto stile “balneare” dove gruppi di persone riescono a godersi il Paradiso che li ospita con quelle caratteristiche abitudini riservate a luoghi turistici decisamente più consoni a questo tipo di turismo.
Questo mi porta a rinunciare a quel caffè pomeridiano, purtroppo io sono fatto così e nulla potrà mai farmi cambiare idea. La facilità in cui si raggiunge il rifugio (bici elettriche – navette dedicate ad hoc) permettono ai tipici "radical chic" di stagione di invadere questi territori e portarsi appresso anche quella loro gratuita arroganza a scapito di un mondo che dovrebbe essere vissuto in un modo del tutto differente.
Lo spazio è di tutti, l’aria è di tutti e lo sono pure le vacanze,
ma a questi livelli anche no!!
Lascio da parte per ora il rifugio, passerò sicuramente a breve giusto in tempo per la fine di stagione e per godermi in silenzio quella sua meravigliosa terrazza su di un panorama che dal Monte de Federa si allunga verso il Becco di Mezzodì. La classica cartolina ricordo che con il vicino lago crea quest’oasi di pace e tranquillità. Seguendo questo mio pensiero, sicuramente discutibile ma tale, lascio con un po di rammarico il rifugio, seguendo quel sentiero che raggira il lago appena sotto la parete di questo versante di Cima Bassa da Lago (2538m). Mi congiungo con questa seconda parte del sentiero 434 che lungo la Val Negra guarda verso la conca Ampezzana, con dei punti panoramici verso l’abitato di Cortina d’Ampezzo.
Un tratto pianeggiante attraverso questi ritrovati boschi, prima di una lunga discesa su di un comodo sentiero per rientrare così al Cason de Formin per quella mia ultima pausa di giornata e godermi così gli ultimi istanti di giornata. Il momento perfetto per poter “riavvolgere” il nastro e fare memoria di tutto ciò che è stato per il Ponte di Rucurto che nuovamente non tarda ad arrivare.
Stefano