Il "grande freddo" torna, rivestito di un bianco e candido vestito.
Mi sento addosso quasi per istinto quella leggera vena poetica che da un punto di vista mi riporta indietro nel tempo. Tempi in cui da bambino a scuola l'Inverno era sempre visto come un nuovo impegno scolastico da intraprendere. L'Inverno che nei libri era sempre descritto da grandi poeti: Pascoli, Ungaretti, Saba e Montale solo per citarne alcuni, quelli che nei programmi scolastici erano i più noti e conosciuti.
Allora tutto sembrava prendere un aspetto così naturale che perfino le mura di quella vecchia scuola sembravano delle grandi lastre gelide, all'interno di una stanza riscaldata a malapena da una stufa a carbone. Un "Amarcord" il mio che alla vigilia di una stagione così particolare mi torna sempre in mente, come quelle cose che per un motivo o per l'altro sembrano fare parte della tua vita in modo indelebile.
Ora però, a distanza di così tanti anni, l'Inverno assume un aspetto completamente diverso. Se allora ciò che guardava la stagione bianca si limitava unicamente alla campagna dove sono nato e cresciuto, in questi momenti della mia vita l'Inverno guarda unicamente con occhi verso le mie montagne, verso tutto ciò che fa parte del mio stile di vita indipendentemente dalla stagione.
Se l'Autunno porta con se gli ultimi echi di una stagione estiva da poco terminata, con l'avvento della prima neve pure questa alchimia, questo senso in cui da poco l'abbandono quasi definitivo di croci di vetta e sentieri rimane vivo, il cielo grigio e le prime raffiche bianche danno vita al lungo letargo. Un letargo segnato non solo dalla Natura stessa che per buona parte si ripara dal grande freddo, ma un letargo in cui anche chi come me vive di questa filosofia si trova all'improvviso limitato in ogni suo movimento.
Per me non solo l'aria aperta è "vita", ma anche la massima libertà di movimento rientra all'interno di quel mio modo di vedere la vita stessa come il completamento di quel mio quadro perfetto in cui sentirmi #spiritolibero. Aria aperta e libertà di movimento. Un perfetto abbinamento in cui sentirmi libero e il più lontano da una quotidianità sempre più di fretta, opprimente e con quella sensazione in cui la valvola di pressione della nostra vita sembra avvicinarsi sempre di più allo scoppio finale.
L'Inverno porta così quelle limitazioni, quella realtà dei fatti in cui oltre per i prossimi mesi non ti è concesso andare. Non più sentieri liberi e sicuri nelle alte quote. Non più vie ferrate per raggiungere croci di vetta che s'innalzano nel cielo oltre i 3.000 metri. Non più quella libertà di movimento in cui avere così tanto spazio a disposizione e l'imbarazzo della scelta per porre la base di quel tuo pranzo a sacco. Quel pranzo quasi veloce su di una roccia per te particolare o su un ampio spazio erboso magari condiviso con un meraviglioso alpeggio in alta quota.
Piccoli esempi che nel mio pensiero hanno un valore inestimabile. Piccole mancanze che venendomi a mancare da sempre mi trasmettono quel senso in cui a certi limiti non si deve trasgredire. Non posso pensare diversamente. Non riesco a farmene una ragione, ed è per questo forse che per quanto io ami la montagna verso l'Inverno ho sempre mantenuto un certo pensiero. Ma anche in questo contesto, come nella vita stessa, ci sono quei pro e contro che potrebbero fare la differenza.
Il pro che si combina in una serie di panorami e punti di vista completamente diversi, dove i grandi massicci rocciosi si combinano di colori che con la presenza del bianco della neve sembrano risaltare maggiormente la loro naturale composizione. La bianca roccia di Dolomia e le rossastre pareti che con la neve sembrano prendere così vita e assumere forse quell'aspetto più naturale di cui si compongono. I grandi pianori, che normalmente durante l'Estate danno vita a quei alpeggi illuminati da quel caldo sole, assumere così l'aspetto di immensi e candidi mari tinti di bianco. Enormi "torte" dalla soffice crema che ti invogliano a camminarci sopra con le ciaspole ai piedi.
Spazi vellutati e che di anno in anno si presentano ancora "vergini", in attesa che qualcuno ne calchi finalmente traccia per poi essere di riferimento per chi viene dopo. Il silenzio, quello che sembra eterno e trasportato da un vento freddo che ne crea l'unico rumore naturale presente. Quella sensazione in cui il totale abbandono dell'escursionismo di massa permetta di renderti padrone assoluto di un territorio antico di milioni di anni. Che siano ampi spazi o fitti boschi ci vuole poco per immedesimarsi nell'ennesimo avventuriero alla scoperta di nuovi territori e a stretto contatto con una Natura dormiente e silenziosa.
Tutto questo crea un'alchimia così perfetta da sentirmi maggiormente me stesso, e dare così vita a quella dimensione di pensiero che da sempre porto con me. Ma a fronte di tutto questo ci sono anche i contro. Quelle situazioni che sotto diversi punti di vista cambiano notevolmente il senso di tutto ciò che mi sta attorno. Le limitazioni, quei paletti invisibili da non violare e che in certe circostanze sono anche monito per la nostra vita. Se le altre stagioni danno massima libertà di movimento l'Inverno, come già da me descritto, chiude definitivamente qualsiasi possibilità di andare oltre.
Le alte quote, quelle dove riposano da sempre forcelle, vette e soprattutto quei rifugi a noi tutti tanto cari, divengono per buona parte off-limits. Una limitazione dove il contesto naturale impone delle regole molto severe, dove slavine e altre calamità o avvenimenti del tutto naturali potrebbero mettere a repentaglio un valore importante per noi stessi: la vita. Non ci sono periodi particolari per ciò che è il nemico numero uno dell'uomo in alta montagna, e in questo caso parlo delle slavine stesse. Incombono in qualsiasi istante, arrivano sempre meno nel momento che meno ti aspetti ma soprattutto in quei punti ben specifici che mai avresti pensato.
Ma le limitazioni non si restringono solo a questo. Anche le vie di cammino divengono sempre più difficili da intraprendere. La neve poi, soprattutto nelle quote maggiori, raggiunge quella consistenza tale che, sebbene affrontate con ciaspole o sci ai piedi, aumenta maggiormente l'impegno e i tempi di esecuzione. Bisogna avere esperienza, conoscere bene il territorio e soprattutto essere attrezzati nel modo più corretto e sicuro possibile. Di anno in anno aumentano sempre più gli interventi del soccorso alpino che durante l'Inverno si adoperano per portare in salvo persone inesperte o poco informate dei territori. Di anno in anno il numero delle vittime diviene un vero e proprio bollettino di guerra che aumenta.
Questo non vuole essere da parte mia monito di negatività, o un ingiusta propaganda a scapito di una stagione. Il mio è un pensiero con cui esprimere al meglio ciò che è il mio personale punto di vista. Un pensiero dove trovare in tutte le stagioni quei lati positivi e negativi che di anno in anno non mancano mai. E' inutile illudersi di arrivare oltre, oltrepassando quei paletti limitatori, solo per intraprendere un cammino fuori dalla normalità e, come oramai è di moda, per fermare il tempo con lo scatto perfetto e dai "like" da record. Ogni stagione va vissuta per ciò che ha da regalarci.
Pensiamo all'Inverno come quel periodo dell'anno dove il freddo si abbraccia a quel tiepido sole che non manca mai. Pensiamo all'Inverno come l'unica occasione dove osservare, respirare e vivere questa meravigliosa Natura Dolomitica con quelle sfumature e quei particolari così perfetti che durante il resto dell'anno non si è in grado di raccogliere. Lunghe giornate seguendo linee di sentiero già predisposte, e di cui i vari Club Alpini sanno ben predisporre, e seguire così un senso logico dove il piacere, il movimento e l'attività fisica vivono in perfetto equilibrio con la nostra sicurezza.
E come non tenere in considerazione quei luoghi che durante l'Estate ospitano gli animali al pascolo. Ampi territori dove i fienili e le piccole baite utilizzate per gli alpeggi, durante la stagione bianca divengono dei meravigliosi Presepi per l'eternità. Tutto segue di stagione in stagione una sua particolare funzione naturale, dove ogni aspetto, ogni singolo particolare prende spunto per dare vita a colori e sensazioni uniche.
Arriva l'Inverno, quei primi segnali che già dai primi di Dicembre ci accompagna dolcemente verso le festività Natalizie. Arriva la stagione bianca dove ciaspole, ghette e abbigliamento pensante sono gli accessori principali da utilizzare lunghi facili e spensierati cammini. magari anche sentieri che portano nelle quote maggiori. Sentieri che danno sicurezza e la tranquillità di raggiungere luoghi che improvvisamente danno vita a panorami e punti di vista che solo l'Inverno riesce a regalarci.
Stefano
Le tue puntuali osservazioni e riflessioni testimoniano il senso di appartenenza al mondo che ami,la montagna; un augurio di buone feste e all'anno prossimo!!!!